Agnone (Isernia), 1835,
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Patriota garibaldino
Figlio di Salvatore e Maria Mastro Stefano, si arruola nel Corpo Volontari Italiani sotto la guida di Garibaldi per la liberazione del Tirolo meridionale occupato dagli austriaci, il 31 maggio 1866. Viene incorporato nel 5° Reggimento, 4° Battaglione, 15^ Compagnia.
Viene citato dal volontario Virgilio Estival, nelle sue memorie. Infatti il garibaldino Estival racconta di aver trovato una lettera vicino ai cadaveri di alcuni volontari caduti nella Battaglia di Bezzecca.
Si riportano qui le parole di Estival e il testo della lettera di Masciotra. In realtà Giovanni Masciotra non risulta tra i morti registrati a Bezzecca.
La lettera viene ritrovata da Estival il 22 luglio in Val di Ledro, nei pressi di Bezzecca. Insieme alla lettera Estival racconta di aver trovato altre carte di famiglia e alcuni ritratti.
«Darso 17 luglio 1866, (ore 7 del mattino), Quinto reggimento, 13. compagnia.
Caro Beppe,
Rileggi un'altra volta (e chi sa se non sarà l'ultima) alquante righe del tuo amico, il quale ti ha sempre amato e rispettato, senza rendersi mai indegno degli amici quantunque una brutta fatalità l'abbia fatto creder tale. Intanto io penso che pur qualche torto ho con voi e te ne chieggo scusa in un momento il più solenne, il più bello della mia vita. Il cannone tuona a due miglia da me; fra un'ora il mio battaglione entrerà all'attacco, la lotta sarà terribile, chi sa se mi salverò?!
La mattina del 13, di ricognizione a Desenzano, mi mossi pel Caffaro, sul Tirolo, per rinforzare il 1, 2, 3 e 6 reggimento che si battono dal giorno nove sempre con esito felice ma con gravi perdite. A Lavenone ho riveduto Gasparino — sta benissimo, pieno di coraggio e di entusiasmo. Ruggiero e Giovanni Gamberati altrettanto. Seppi che Pa... per paura abbia apostatato – Birbante… Siamo rimasti in quattro. Ardiamo di azzuffarci decisi alla morte. Io combatto per amor de miei principii, gli altri tre perché sono giovani e generosi; e staremo saldi al nostro posto.
Eccoti i risultati ed i fatti degl'ultimi attacchi — i quali riconfermano che la commedia dell'armistizio, non è riuscita. Ieri alle nove il sesto reggimento attaccò i Tedeschi e li ricacciò in diverse posizioni, ma soffrì gravissime perdite. Entrato il nono, rinserrò i nemici fino al forte d'Ampola.
Ieri stesso venne a Darso un parlamentario a Garibaldi chiedendo di rendersi con due battaglioni con l'onore delle armi. Garibaldi li richiese a discrezione o attaccherebbe il forte.
Essendosi rifiutati, questa mattina alle nove ha incominciato il fuoco. Il nostro reggimento attaccherà le posizioni. Ampola è un forte che chiude la via di Riva; se combatteremo, come sarà, avremo agevolato in tutti i punti le nostre manovre.
Per Dio, i Tedeschi non la scamperanno questa volta. Garibaldi farà cose nuove e terribili. Egli dispone regola tutto, nonostante che la ferita lo incomodi un poco. Bello vederlo seguirci, ora in carrozza, ora in portantina, a cavallo poco. Garibaldi dal volto è diventato un giovanetto fresco e ardito. Se morirò riceverete le mie notizie dal professore Vittorio Imbriani mio amico e compagno. Per me succeda ciò che vuole, mi auguro solo che scampino i miei tre cari giovanetti. Faccia il destino. Se andrò salvo ti darò altre notizie. Odo i Tedeschi, stanno sulla destra del Chiese oltre Lodrone sui monti Lavarone, Banze, Savoro, Moir, Cautegolo e Bavere, noi siamo a Darso, proprio alla riva sinistra del Chiese; ieri lo passammo dirimpetto a Ampola. Caro Beppe, difendimi dai tristi di costà che forse malediranno l'operato mio. Io ho voluto se è possibile suggellare col sangue i miei principii; per altro sarò stato un giovane disgraziato, ma non infame. Addio, mille saluti agli amici, a tutti del reggimento, ti abbraccio, e se puoi onorami di una riga: non posso più: al fuoco, viva l'Italia!
Giovanni Masciotra»
Estival Virgilio, Garibaldi e il governo italiano nel 1866, Tipografia Sociale, Milano, 1866, p.148-150.