Virgilio Estival

ID 10735

Parigi, 1835 - 18 settembre 1870
Patriota e scrittore

Nasce a Parigi nel 1835, e come riportato sul registro di arruolamento del 1866, estrapolato dall'Archivio Storico nazionale di Torino, risulta figlio di Florenzo (di origine spagnola) ed Eugenia Estival, di origine belga.
Nel 1859 partecipa alla Seconda Guerra d'Indipendenza nella Brigata Picard, tra gli zuavi di Napoleone III, combatte nelle battaglie di Magenta, Solferinoe e S. Martino. Terminata la guerra, grazie anche all'affiliazione con la Massoneria, si arruola tra le fila dell'esercito sabaudo e nel 1861 partecipa all'assedio di Gaeta e poi alla repressione del brigantaggio nel sud Italia. Nel 1863 si sposa  e si trasferisce a Ferarra con Anna Solimani. Entra in contatto con i circoli mazziniani di Antonio Mosto, Alberto Mario e Giuseppe Dolfi e nel 1866 partecipa alla Terza Guerra d'Indipendenza al seguito di Garibaldi per la liberazione del Sud Tirolo dagli austriaci. Nominato tenente e poi promosso capitano della 12^ Compagnia, viene incorporato nel 2° Reggimento, 3° Battaglione. Sotto il comando di Pietro Spinazzi contribuisce all'occupazione del Monte Stino conseguente la battaglia di Ponte Caffaro e della Valvestino. Al termine della campagna Estival scrisse testimonianze raccolte in un diario: "Garibaldi e il governo italiano nel 1866" in cui criticò duramente le scelte del governo italiano sulla conduzione della guerra contro l'Austria e l'operato del Pietro Spinazzi. Il tenente colonnello Spinazzi infatti fu rimosso da Garibaldi per aver mal eseguito gli ordini e aver portato fuori strada il suo reggimento sfiancandolo con inutili marce, senza aver partecipato alla presa del Forte Ampola e alla cruciale battaglia di Bezzecca dl 21 luglio.
Parteciperà nel '67 alla Battaglia di Monteriotondo e Mentana per la liberazione di Roma.

Qui di seguito si riportano alcuni stralci del suo diario:
Riguardo agli arruolamenti scrive:
La lentezza colla quale si procedeva agli arruolamenti in alcune città, provocò serii disordini, tanto era grande l'impazienza della gioventù. A Firenze, i volontarj irruppero un giorno nella sala in cui faceansi gli arruolamenti, e nella fretta di arrivare tutti i primi a farsi registrare, essi rovesciarono le porte, entrarono per le finestre e resero impossibile che per quel giorno si potesse proseguire ad arruolarli”.  […] Eransi scelti due punti assai distanti per riunire i volontari.  D'una parte, Como a l'una delle estremità della Lombardia […]; dall'altro Bari nelle meridionali provincie. […] Il giorno della partenza dei nostri reggimenti da Como, presentò il più bel quadro che poteasi vedere per la varietà delle scene che avvenivano ad ogni istante, e per l'ardente patriottismo di queste migliaia di uomini, i quali colle loro acclamazioni ringraziavano la folla dei suoi entusiastici incoraggiamenti”.

Riguardo a Garibaldi, Estival crede impersonifichi il popolo, la democrazia che abbandonava il campo della lotta contro il governo per unirsi a lui onde combattere lo straniero; scrive:
«[Garibaldi] Era, si può dire, l'abnegazione del partito liberale il più avanzato; il quale, per uno strano fenomeno è sempre, e ovunque, il più energico per combattere, e il più facile a lasciarsi ingannare da coloro pei quali egli si è sacrificato. Garibaldi infine era, non dirò la personificazione del principio rivoluzionario, perché non lo è più, ma egli ne era almeno la più bella, la più energica emanazione, e il chiamarlo era riconoscere il prestigio e l'influenza che quel principio aveva sulle masse italiane.Garibaldi alla testa dei suoi volontari e chiamando la nazione alle armi era ancora la più bella emanazione del patriottismo nazionale, che manifestavasi in un momento solenne. Egli rappresentava, non l'armata, il cui dovere è di combattere per ogni causa; ma il cittadino, che volentieri abbandona il suo domestico focolare e gli amplessi della famiglia, per esporre la sua vita sopra un campo di battaglia, senza nessun' altra speranza che di morire e di cacciare lo straniero”.

 


Estival Virgilio, Garibaldi e il governo italiano nel 1866, Tipografia Sociale, Milano, 1866